Piazza Kurdistan 1998

Comunicato del comitato centrale del PKK su Abdullah Ocalan
13.11.1998

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Il complotto della Turchia contro i kurdi

Una congiura internazionale, portata avanti dalla Repubblica Turca contro la lotta di liberazione nazionale del Kurdistan e la sua leadership, è iniziata in ottobre ed è tuttora in corso.
La congiura è stata la risposta della repubblica Turca al cessate-il-fuoco proclamato dalla nostra leadership e reso esecutivo il primo settembre, giornata mondiale per la Pace.
L’ obiettivo della congiura è distruggere in primo luogo la nostra dirigenza e, conseguentemente, la nostra lotta di liberazione popolare. La congiura è portata avanti con mezzi militari, politici, psicologici ed altri strumenti di guerra.
Questa guerra, basata sulla congiura e sugli incitamenti attraverso i mass-media turchi alla violazione di tutti gli accordi internazionali, raggiunge nuove dimensioni con il passare dei giorni. Dall’ altra parte, attraverso il nostro partito, il nostro popolo esercita il proprio legittimo diritto all’ autodifesa e conduce la sua lotta con determinazione per far fallire questo complotto.

Ocalan In Italia rappresenta i Kurdi

Come uno dei risultati degli sviluppi di questi attacchi, che hanno raggiunto una nuova dimensione a partire dagli inizi di ottobre, il compagno Abdullah Ocalan, leader del nostro partito ed incontrastato leader della nostra nazione, è giunto a Roma, capitale d’ Italia, il 13 novembre 1998.
L’ arrivo a Roma del nostro leader ha un obiettivo politico.
Egli è lì nell’ interesse del nostro popolo, con la sua identità politica. Noi speriamo che il governo e lo stato italiano, che hanno dimostrato una propensione amichevole nei confronti della lotta del popolo kurdo, dimostreranno la stessa propensione amichevole nei confronti del nostro leader.
Noi crediamo che essi non cederanno ai ricatti e alle minacce dello stato Turco.
Noi crediamo che non si arrenderanno alle pressioni della Repubblica Turca - la quale intesifica la politica di distruzione nazionale contro la lotta di liberazione del nostro popolo - e delle forze che stanno dietro essa, crediamo che mostrerà un approccio umanitario e democratico nei confronti del nostro popolo, nella persona del nostro leader.
Conseguentemente sottolineamo come il nostro leader che è sotto la garanzia del governo italiano non è lì come un individuo, ma come rappresentativo di un popolo.

I kurdi hanno il diritto di risposta 

Tutti sono a conoscenza di come la repubblica Turca abbia intrapreso una guerra di genocidio contro la nazione kurda, nello stesso modo in cui l’ ha intrapresa contro gli Armeni, gli Assiri, i greci e altri popoli. In una situazione in cui le forze democratiche dovrebbero assumere una posizione contro questo genocidio, gli Stati Uniti ed altri paesi hanno appoggiato la repubblica Turca.

Noi chiamiamo queste forze ad abbandonare questa posizione e a non posizionarsi al fianco della repubblica Turca. Sottolineamo che se ciò non avvenisse, essi sosterranno le conseguenze nel momento in cui il nostro popolo eserciterà il proprio legittimo diritto all’ autodifesa.
Noi avvisiamo loro di stare lontani dalla feroce congiura sviluppata dalla repubblica Turca contro la nostra leadership. Deve essere compreso che il nostro popolo è estremamente sensibile rispetto a questa questione. E risponderà a qualsiasi atto di amicizia o di ostilità.

La lotta continua

Il nostro popolo deve essere profondamente consapevole del fatto che la congiuta della repubblica Turca contro la nostra leadership nazionale è molto ampia.
Nella persona del presidente Apo, la repubblica Turca stà cercando di gettare il futuro del nostro nazionale nel buio. Il nemico è spietato. E’ crudele.
Vuole la distruzione di qualunque cosa sia curda.
In queste circostanze, l’ unica soluzione è continuare con la nostra lotta di liberazione nazionale con determinazione, al di là di quali siano i costi. Per questo, chiamiamo a seguire la situazione e ad essere pronti ad esprimere le vostre reazioni democratiche in qualsiasi campo. Con fermezza, il nostro partito si opporrà alla congiura della Turchia con i suoi quadri, con i suoi combattenti, con i suoi simpatizzanti, come un corpo solo, lungo le tracce del presidente Apo.

PKK Central Committee


Kurdistan a Roma
Piazza Celimontana
14 novembre 1998
From: "C.S.I.O.A. Villaggio Globale
Date: Sat, 14 Nov 1998 21:59:18
Da questa mattina circa 2000 Kurdi presidiano l'Ospedale Militare del Celio dove e' ricoverato il capo del PKK (partito dei lavoratori del Kurdistan) Abdullah Ocalan.
Dopo una riunione verso le 19.30 e' stato deciso di rimanere davanti all'ospedale tutta la notte.
Le donne ed i bambini sono stati ospitati in alcuni centri sociali.
In questo momento (ore 21.30) ci sono ancora moltissimi Kurdi davanti al piazzale dell'ospedale che ballano danze tradizionali e scandiscono slogan per il Kurdistan libero, mentre molti sono stati fermati alla frontiera Tedesca e Svizzera.
Domani mattina (sabato) alle ore 11 e 30 si terra un assemblea davanti allo stesso ospedale ed una conferenza stampa.
Invitiamo i compagni di Roma a poratre solidarieta'; questa sera stessa (per il momento con la sola presenza ) ai compagni/e del Kurdistan.



15 novembre 1998
Kurdistan a Roma (2)
From: "C.S.I.O.A. Villaggio Globale"
Date: Sun, 15 Nov 1998 18:26:53 -0100

Continua il sit-in dei Kurdi davanti all'ospedale militare del Celio a Roma dove e' ricoverato Abdullah Ocalan segretario del PKK.
E' iniziato uno sciopero della fame che esclude i bambini.
Denunciamo pubblicamente la scarsa responsabilita' delle istituzioni e del prefetto di Roma in particolare che non ha autorizzato l'intervento della Protezione Civile.
Necessita l'installazione di bagni pubblici e servizii di pronto intervento considerando il fatto che i manifestanti sono arrivati dal Nord Europa provati dal viaggio.
Altre migliaia di persone stanno arrivando dopo che ai valichi di confine e' stato dato il via libera al loro accesso.Ne e' previsto l'arrivo in tarda serata.
In questo momento ( ore18.00 ) si sta allestendo un palco per gli interventi che si susseguiranno per tutta la notte e per l'esibizione di artisti rifugiati in Europa.
La protesta e' destinata a proseguire a lungo , per cui i centri sociali e le associazioni, che hanno fino ad ora espresso solidarieta' e materialmente un aiuto a i compagni/e Kurdi, invitano tutti a partecipare alla protesta.



PKK demo a Roma oggi alle 13 a Roma 
17.11.1998
star_reut.jpg - 14077,0 KOggi alle 13 dalla Piazza del Celio (Colosseo) a Roma partira, una manifestazione che richiedera' la concessione del diritto d'asilo ad Abdullah Ocalan, Apo, il leader storico del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, giunto negli scorsi giorni per appunto richiedere asilo politico in Italia, la manifestazione arrivera' poi a Piazza SS. Apostoli e stazionera' ancora tra questa Piazza e Piazza Venezia per tutto il pomeriggio.
Alla manifestazione parteciperanno le migliaia di uomini, donne e bambini kurdi giunti da tutta Italia e, soprattutto dal Nord Europa, e che da due giorni stanno manifestando, giorno e notte, cantando e gridando slogan, davanti al policlinico militare del Celio per richiedere la liberta' ed il dirito d'asilo per il leader del PKK.
Sin dal primo giorno decine di compagni/e del movimento antagonista hanno fornito il loro appoggio ai manifestanti giunti da tutta Europa portando generi di prima necessita' alcuni tendoni, cucina da campo dove viene distribuito the caldo (tranne alcune donne ed i bambini tutti/e gli altri sono in sciopero della fame da domenica mattina) ed e' stato portato un palco dove si esibiscono noti artisti kurdi giunti da tutt'Europa.
In giro per Roma alla stazione ed in altri punti centrali della citta' si possono vedere alcuni degli organizzatissimi militanti kurdi con bandiere che forniscono indicazioni agli altri/e kurdi in arrivo a Roma che cercano il luogo della manifestazione.
La piazza del Celio anche ieri sera era stracolma di circa 5/7 mila persone illuminata a giorno e contornata dai camio dei network televisivi con le grandi antenne satellitari che seguono costantemente la manifestazione. Per quanto riguarda la televisone italiana questa sera dovrebbe esserci il programma di Gard Lerner in diretta dalla piazza o collegato alla stessa.
Alla fine della demo cercheremo di fornire un resoconto di questa imponente mobilitazione europea dei lavoratori e delle lavoratrici del Kurdistan.


Roma:piazza Celimontana,piazza Kurdistan Diecimila in marcia per la liberta' di Ocalan
Massimo Giannetti, il manifesto, 18 XI 1998
Roma, Piazza Celimontana, o "piazza Kurdistan" come e' stata ormai ribattezzata, a mezzoggiorno e' un fiume in piena che trabocca di gente da tutte le parti. Manca poco alla partenza, ma c'e' ancora un po' di tempo per aspettare chi e' ancora in viaggio. Nel frattempo vengono smontati gli striscioni che da diversi giorni campeggiano sul palco e sui muri davanti all'ospedale militare del Celio (dove inizialmente hanno creduto che si trovasse Ocalan), e distribuite rose rosse ad ogni partecipante. Perche' le rose rosse? chiediamo. "Sono un omaggio al nostro presidente", risponde Kamber, uno dei tanti ragazzi kurdi (tra i pocchissimi a parlare italiano) addetti al servizio d'ordine. Questo e' capillare, rigido, ma discreto. E discreto e' anche il popolo della diaspora kurda, piu' precisamente questo pezzo di Kurdistan che si riconosce nel Pkk, che ieri e' venuto a Roma da tutta Europa per dire che "il comandante Apo e' nei nostri cuori, ovunque si trovi".
A seguire la manifestazione, indetta dal Fronte di liberazione del Kurdistan, ci sono tv e giornali di mezzo mondo. Puntualissimo, alle 13, il corteo muove fasticosamente i primi passi diretto a piazza S.Apostoli. Il percorso e' breve, ma la marcia, aperta dalle donne che sventolano combattive un grande telo con il ritratto di Ocalan, durera' quasi tre ore. Gli uomini, che sono la maggioranza, stanno dietro, preceduti dagli esponenti del parlamento kurdo in esilio arrivati da Bruxelles. "Benvenuti a Roma per la pace in Kurdistan", e' il messaggio che le associazioni italiane scrivono su un grande striscione che guadagna i primi posti. "Abdullah Ocalan: si' al diritto d'asilo" c'e' scritto negli adesivi dell'Arci che i manifestanti si appendono volentieri ai giacconi o si stampano sulla fronte. La colonna sonora e' fatti di canti e balli popolari che i kurdi intonano nei giorni di festa e in ogni battaglia. Gli slogan, in kurdo, sono incomprensibili, ma il senso e' chiarissimo e sono tutti per il comandante Apo e contro il governo turco: "Turkey terroristen", gridano in tedesco quelli venuti dalla Germania, che sono la maggior parte. "Liberta' per Ocalan, liberta' al Kurdistan", fanno eco gli italiani, molto dei quali giovani dei centri sociali. Le donne piu' anziane, con i loro vestiti lunghi e pesanti, portano sul capo cesti pieni di fiori e indossano il pisih, un fazzoletto a striscie gialle, rosse e verdi che simboleggiano i colori del Kurdistan.
Una volta uscito dalle vie strettissime del Celio, il corteo sbuca al Colosseo. Solo qui e lungo i Fori si ha un'idea precisa di quanto sia numeroso. I promotori parlano di almeno diecimila persone, ma anche se fossero di meno, il successo e' indubbio, considerato che quasi tutte hanno attraversato diverse frontiere prima di arrivare a Roma. Sono arrivati perfino dall'Australia. Volevano esserci anche i circa 600 profughi kurdi, inizialmente diretti in Germania dall'Austria, che ieri mattina, saputo della manifestazione romana, hanno tentato di cambiare percorso. Non ce l'hanno fatta: la polizia italiana li ha infatti respinti alla frontiera in quanto clandestini. Ma all'Italia il corteo riserva comunque grandi applausi: apprezza il modo in cui il governo sta valutando la richiesta di asilo politico fatta da Ocalan. Tra le molte bandiere rosse del Pkk ce ne sono alcune anche tricolori. Le sventolano, in cima al corteo, le molte ragazzine kurde che gridano in coro "Viva l'Italia, viva il Kurdistan". Ritmano a piu' non posso "Biji/serok/Apo", che sta per "viva il nostro capo". Davanti alla bellissima scenografia del Fori, dove il sole riscalda i loro volti infreddoliti (quasi tutti hanno passato la notte, la terza, all'addiaccio in piazza Celimontana), il corteo fa una lunga sosta. Riprende fiato ed energia quando entra in piazza Venezia. Ma la scena decisamente piu' bella si svolge piu' avanti, in una piazza S.Apostoli piena di colori dove rimbombano suoni di tamburi e flauti e gli slogan. Qui, verso le 16, il corteo si conclude. Tutti non entreranno mai, quelli che ci riescono si siedono per terra e cantano alzando le mani in segno di vittoria. Dal palco, allestito giu' in fondo alla piazza, si alternano gli interventi. Oltre ai leader kurdi, che infiammano la platea leggendo un messaggio di Ocalan, parlano anche parlamentari Verdi, dei comunisti italiani, di Rifondazione comunista, ed esponenti delle associazioni (Consorsio italiano di solidarieta' e Assopace), dei centri sociali e dei sindacati metalmeccanici Fiom, Fim e Uilm.
Alla fine, stremati dalla stanchezza e dai tre giorni di digiuno, molti si sentono male. Ma i piu' resistono, tra musiche e danze, fino alle 20, quando un po' alla volta tornano al Celio, in "piazza Kurdistan", dove piu' tardi sara' il teatro di Pinocchio, il programma di Gad Lernern dedicato al problema kurdo.

Piazza Kurdistan in festa per la liberta' di "Apo"
E i curdi gridano in coro: grazie, Italia
La Repubblica, 21 XI 1998
ROMA - Ocalan, che in turco significa "il vendicatore", e' quasi libero. La notizia viene letta davanti al Celio, ormai "piazza Kurdistan" per i curdi, poco dopo mezzogiorno. E' Luigi Saraceni, l'avvocato del leader del Pkk, a parlare dal palco: "La corte di appello ha accolto per Abdullah Ocalan l'obbligo di dimora a Roma". E' la fine di un incubo, per la piazza. Un boato accoglie le sue parole, mille mani si alzano al cielo. C'e' chi piange, chi si abbraccia. Applausi. Canti. I curdi che da sei giorni occupano la piazza antistante l'ospedale militare del Celio imbracciano le chitarre che si sono portati dietro in macchina dal Belgio, dalla Germania, dalla Svizzera: "I love you, Italia". "Kurdistan, Kurdistan, lotta per la liberta'". "Bella ciau, bella ciau".
A 50 chilometri di distanza, nella camera bunker al primo piano dell'ospedale di Palestrina, "Apo" il vendicatore apprende la notizia dai suoi "arkadash", i compagni che insieme con un gruppo di Nocs lo proteggono giorno e notte. I leader curdi in Italia hanno appena telefonato la notizia a Palestrina, "ai nostri amici che sono con lui". "Ocalan e' contentissimo - spiegano - aveva fiducia che il vostro paese non lo avrebbe tradito, e cosi' e' stato". Il leader del Pkk si siede al tavolino, e scrive un messaggio per i 500 curdi ancora in piazza. Subito viene recapitato via telefono al Celio.
"Tornate a casa, al vostro lavoro, da dove potete continuare il vostro impegno per la causa curda. Non desidero che il nostro popolo continui a protestare dandosi fuoco. Non mettete in atto nessun comportamento che ci getti in cattiva luce". Arriva Luigi Manconi, leader dei Verdi. Si affaccia sul palco: "Non dovete ringraziare me e i miei compagni, ma siamo noi che dobbiamo ringraziare voi per questa manifestazione pacifica e democratica".
Il parlamentare verde lancia un messaggio di distensione anche ad Ankara: "I rapporti con la Turchia, dopo l'attuale fase di tensione, potranno tornare buoni ed e' quello che auspichiamo". C'e' anche Dino Frisullo, il pacifista che per la causa curda si e' fatto 40 giorni di carcere a Dyarbakyr. Si aggira felice e sorridente per la piazza, in testa una bandana bianca inneggiante ad "Apo".
Arriva Bertinotti. Abbraccia tutti i capi curdi, stringe forte il presidente del parlamento curdo in esilio, Yasar Kaya. Gli alza le mani al cielo, e col pugno chiuso intona "Bella ciao". "Questo e' un grande giorno - dice il leader comunista - vi assicuro che continueremo a batterci insieme ad altre forze politiche per la causa curda".
E' vero, corre la voce, che Ocalan sara' "libero" da subito? Non e' cosi', forse trascorrera' ancora una notte nell'ospedale civile di Palestrina. Poi, dice Saraceni, andra' "in un luogo segretissimo", e la sua "dimora" romana sara' forse "un paese, un pezzo di citta', un luogo circoscritto". Alcuni si fiondano ai Castelli romani, per cogliere la possibile uscita del leader.
Davanti all'ospedale un nugolo di fotografi e telecamere. Molti i giornalisti, in maggiorparte turchi. Entrare e' impossibile, polizia e carabinieri fanno buona guardia e hanno recintato la zona. I curdi, armati di cartine geografiche del Lazio, passano in auto davanti all'uscita. Ma reporter turchi e dimostranti curdi non vengono a contatto. Solo alle 18 arriva una macchina con una delegazione di tre appartenenti al Pkk. Entrano protetti, e scompaiono dietro le guardie. Tutto sotto l'occhio dei tiratori scelti appostati dietro le finestre.
La sera a Roma, davanti al policlinico militare del Celio, rimangono ancora in trecento. Un presidio deciso "fino a che la situazione non ci sara' completamente chiara". Il problema, ancora per questa notte, sara' quello del freddo, sempre piu' intenso. I ragazzi dei centri sociali continuano imperterriti a distribuire te' caldo mentre arriva il latte fresco della centrale, e con due autobotti anche l'acqua portata dai vigili del fuoco. "Ma questa notte ci scalderemo il cuore sapendo che "Apo" sara' presto con noi", dice un giovane curdo intirizzito mentre si prepara il giaciglio sull'asfalto, sotto una sottile coperta di lana. "Grazie, Italia". E si gira dall'altra parte, pensando felice al ritorno alla liberta' di "Apo", il vendicatore.


ROMA - SABATO 20 ore 10

Pza ESEDRA
MANIFESTAZIONE
libertà per Ocalan


 

Ocalan è stato consegnato ai suoi boia. Un epilogo tragico le cui premesse sono rintracciabili nell’altalena dei pronunciamenti ufficiali del governo italiano a partire dall’arrivo in Italia del presidente del PKK fino alla decisione “guidata” della sua partenza.

Una natura coloniale dei rapporti politici ed economici che legano l’Italia agli Stati Uniti è emersa con tutta chiarezza : La diplomazia italiana si è piegata sotto il peso delle pressioni statunitensi e degli interessi economici italiani in Turchia (armi e tecnologie militari in larga parte).L’Europa delle “Socialdemocrazie al Governo”, delle maggioranze di centro sinistra, L’Europa “terzo polo” potenza economica e militare in gara con l’egemonia USA, ha di nuovo svolto il ruolo di amplificatore degli interessi americani in Medio-oriente, confermando la Turchia quale unica superpotenza regionale legittimata a decidere sulle sorti di 4° milioni di Kurdi. Ocalan ora è nelle mani del governo turco ( e forse della CIA e del MOSSAD), ostaggio senza alcuna garanzia giuridica, impossibilitato a comunicare con i suoi avvocati ( definiti dalla Turchia agenti del PKK ).
Ocalan è in pericolo di vita, contro di lui la rabbia di un governo e di un governo e di un esercito che danni tentano di schiacciare con la guerra di sterminio l’opposizione KURDA all’assimilazione, allo sterminio fisico e identitario.

Ocalan, partigiano imprigionato e torturato in Turchia, scampato ai piani turchi per assassinarlo, consegnato alla Turchia da quell’Europa in cui aveva trovato finalmente rifugio, cui aveva affidato le sue sorti e cui aveva assegnato un ruolo di mediazione per una pace giusta e dignitosa per il suo popolo…….VERGOGNA!
L’Italia potenza stracciona nei Balcani e nano diplomatico in sede internazionale, deve doppiamente ritenersi responsabile dell’esito della missione di pace di Ocalan non soltanto per essersi rifiutata di tradurre in azione pratica l’articolo 10 della costituzione, che avrebbe assicurato ad Ocalan il riconoscimento dell’asilo politico, ma anche per aver impedito al leader del Popolo Kurdo di riparare in Italia quando , ormai, la tenaglia dei servizi segreti turchi, americani e israeliani si stava chiudendo. E intanto alle migliaia di combattenti e di civili kurdi massacrati in Turchia, si AGGIUNGONO QUELLI FUCILATI DALLE SQUADRE SPECIALI DI TEL AVIV a Berlino : quattro Kurdi assassinati come monito alle migliaia di altri curdi che in tutta Europa sfidano la tracotanza Turca, denunciano le responsabilità greche e le connivenze greche e israeliane scendendo in piazza occupando consolati e ambasciate, riprendendosi il diritto alla parola con l’azione corale, con la lotta.

A quella sinistra che non ha ingannato le aspirazioni all’indipendenza del popolo kurdo, alla sinistra che crede al diritto dei popoli all’autodeterminazione, a quella sinistra che vuole restituire Ocalan alla lotta del suo popolo spetta il compito di costruire iniziative di mobilitazione capaci di segnalare alla società intera le responsabilità politiche del governo D’Alema e la criminale complicità della politica internazionale italiana con le strategie NATO e di operare affinché si sedimenti una coscienza pubblica solidale con la causa Kurda.

Libertà ed asilo politico per Ocalan Libertà per il popolo Kyurdo Blocco immediato della vendita d’armi alla Turchia Costituzione di una conferenza internazionale di pace tra la Turchia e i rappresentanti che il popolo kurdo si è scelto Formiamo delegazioni di osservatori internazionali che tutelino l’incolumità di Abdullah Ocalan ed il rispetto dei diritti umani in Turchia

SABATO 20 FEBBRAIO – ORE 10,00 – ROMA –
APPUNTAMENTO A PZA ESEDRA
in contemporanea con le manifestazioni in Tutta Italia

MERCOLEDI’ 24 in concomitanza con la decisione del tribunale Civile in merito all’asilo politico
PARTECIPAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI ROMA A FIANCO DEI KURDI…..
ORE 10,00 PZA CAVOUR

GIOVANI COMUNISTI ROMA – COBAS SCUOLA – COBAS COORDINAMENTO NAZIONALE – PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA – COMITATO CARLOS FONSECA – COMITATO DI SOLIDARIETA CON IL POPOLO IRLANDESE CETAMON – ASSOCIAZIONE AZAD – ASSOCIAZIONE PER LA PACE CENTRI SOCIALI : EX-SNIA VISCOSA, CORTOCIRCUITO, VILLAGGIO GLOBALE, DECIMA, LUOGOMOTORE-TIVOLI, MAGLIANA, INTIFADA, LA STRADA, CENTRO SOCIO ABITATIVO VITTORIO OKKUPATO-OSTIA RADIO CITTA’ APERTA, RADIO ONDAROSSA, CONTROPIANO, OSSERVATORIO SUI RIFUGIATI, MOVIMENTO DELLE TUTE BIANCHE, UNITA’ D’AZIONE, ASSEMBLEA LIBERIAMOCI DAL CARCERE, LABORATORIO 00128

per altre adesioni : RADIO ONDAROSSA 06491750 - FAX 064463616 ASS. AZAD 0339.6012094



ASSASSINI, ASSASSINI, ASSASSINI,
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SONO I TELEFONI DELLE LINEE AEREE TURCHE A ROMA........
CHIAMATE,BLOCCATE I TELEFONI
DALLE 9,30 FINO ALLE 17,00

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